Anfiteatro di Lucera, luogo magico
I luoghi possono rapire e nelle tradizioni di quello che veniva considerato un divertimenti per i ricchi e potenti nella storia, l’anfiteatro era un luogo che sapeva carpire l’attenzione lucida dello spettacolo quando questo si esprimeva, oggi restano le strutture altrettanto belle e comunque da tenere in considerazione per residenti e turisti.
I siti archeologici sono luoghi dove poter ammirare le vestigia e la bellezza di altre epoche e oggi vogliamo parlare di uno di questi siti che si trova nella Provincia di Foggia. Come sappiamo la città di Foggia ospita molti monumenti e siti di interesse storico-artistico-culturale ma anche la provincia ha i suoi tesori e tra questi troviamo l’antico Anfiteatro romano di Lucera. Questo luogo è di epoca romana ed è situato nella periferia est del paese di Lucera. La sua origine è da rintracciarsi nell’età augustea e risulta essere annoverato tra i più antichi dell’Italia Meridionale. Una particolarità ulteriore di questa struttura sono le sue vaste dimensioni che ne fanno certamente la più importante testimonianza romana dell’intera regione pugliese. Lucera al tempo della conquista romana del 314 a.c. era denominata Luceria e divenne colonia di diritto latino e successivamente passò a municipium ed è in quel tempo che acquisì la sigla di SPQL al pari di Senatus Popolusque Romano questa cittadina divenne Senatus Popolusuqe Lucerinus. Ed è sotto la dominazione romana e specificatamento con Augusto che la città acquisisce splendore, quest’ultimo si manifesta anche nell’edificazione di moltissimi luoghi e nell’intera trasformazione dell’assetto urbano.
E restando proprio sull’assetto urbano si scopre che l’anfiteatro lucerino fu fatto costruire a sue spese dal duoviro iure dicundo, magistrato Marco Vecilio Campo prefetto del fabri e tribuno dei militi su di un area certamente non ospitale. Questa si trovava in corrispondenza di una depressione naturale del terreno ed era di sua proprietà. L’anfiteatro era un omaggio ad Augusto e alla colonia di Lucera. Emerge tutto ciò da un iscrizione che è stata apposta sugli architravi dei portali d’ingresso.
Successivamente allo splendore come per molte altre opere architettoniche civili e religione anche nel corso della storia, anche questo anfiteatro si presume sia stato danneggiato. Si suppone che questo declino di un opera tanto bella e maestosa sia avvenuta a causa dell’imperatore Costante II avvenuta nel 663. Il luogo venne abbandonato e successivamente utilizzato come deposito e cava di pietre, questo contribuì al suo interramento che avvenne in maniera progressiva come fosse avvenuta una nemesi di una storia che si voleva in qualche modo cancellare e far sprofondare. Si sa che i potenti romani fra loro – specie tra imperatori – non sempre si amavano quindi colpire un simbolo di autorità passata era un modo ideale di colpire anche la persona specifica ma queste restano ovviamente illazioni prendetele quindi per tali. Dopo questo periodo passarono moltissimi anni prima che degli scavi riuscirono a far emergere i primi resti dell’anfiteatro romano. Siamo nel 1932 quando a capo di scavi e restauro arrivò dapprima Quintino Quagliati e successivamente Renato Bartoccini. L’opera di recupero terminò nel 1945 ma questa non fu l’unica volta che si procedette con lavori di restauro. Nel 2006 e fino al 2009 l’Area Archeologica ha subito un ulteriore intervento di restauro e di recupero stavolta realizzato con fondi erogati dell’A.P.Q. acronimo che definisce in sintesi nella Regione Puglia i Beni culturali Sistema delle aree Archeologiche. Gli interventi si sono focalizzati sul settore curvo occidentale dell’area destinata agli spalti a gradoni. Questo per consentirne un utilizzo futuro da destinare ad attività culturali di tipo musicale e teatrale.
Riportare monumenti tanto belli e interessanti per la loro personale storia e per la cultura in generale è una di quelle cose che fa bene alla vita delle persone e consente loro di osservare e vivere il passato benché questo avvenga nell’oggi e con attrattive differenti ma i luoghi restano.